Fare il Secondo... Ritiro o Libertà? [pag. 2]

Contrammiraglio
lele 71
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- 11/27
è senza ombra di dubbio carattere...
come giustamente dice van c'è chi è nato per prendere decisioni e chi invece piace di piu' essere comandato e dormire tranquillo.....
io ho preso la decisione di "comandarmi da solo" da piu di 15 anni (parlo di lavoro...) e tirando le somme, ne sono piu che soddisfatto.... in precedenza ho lavorato per diverse ditte, e mi sono trovato quasi sempre male, litigando con i miei superiori per ogni sciocchezza...
non sono capace a sottostare a decisioni che a mio avviso sono sbagliate, è piu forte di me....ormai sono abituato a pensare e decidere in autonomia, ma sentendo e valutando sempre il parere degli altri, pronto a cambiare idea....una cosa importante è non sentirsi infallibili, ma valutare i consigli e i suggerimenti che arrivano dai secondi, o terzi che siano.....
quindi comandare si, ma con umilta'...............
Mar co twentytree Yamaha 250 cv

Non conosco il limite, ma sò dove non è
Ammiraglio di squadra
misterpin
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- 12/27
In mare la decisione giusta è una sola e non importa chi l'abbia presa se il comandante o il secondo e se tra i due c'è feeling e si completano a vicenda non importa chi sia l'uno o l'altro l'importante è che capiscano fino e quando intervenire senza suscitare "malumori" a bordo.

Ciao Pietro

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Ammiraglio di squadra
marco57
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- 13/27
Caro Pietro
da quello che scrivi secondo me traspare un disagio che hai subito durante la crociera.
E' difficile per chi ha sempre fatto il "capo tribù" assumendosi responsabilità sulle proprie spalle, piegarsi a decisioni che non condivide.
Non dimentichiamo però che la barca (o meglio nave) è un universo a sè, dove il comandante ha una grande responsabilità e si assume tutte le colpe e decisioni. Siamo noi che dobbiamo scegliere il comandante giusto prima di partire, o, se durante la crociera ci accorgiamo di aver sbagliato scelta, si puo' sempre scendere.
Nella vita la situazione non si discosta molto, se nell'azienda dove lavoriamo non si condividono le decisioni, si scende. Ci vuole più coraggio, certo, sopratutto in momenti come questo. Io adesso, ad esempio, vorrei scendere dall'Italia e dai nostri "leader" ... ma questo è un altro discorso .... Smile
Non penso comunque che chi ha sempre avuto una parte di comando possa facilmente passare a fare il secondo, anche se ne conseguirebbe una vita più tranquilla e con meno responsabilità, è una questione di carattere.
Le persone esistono per essere amate, le cose esistono per essere usate.
Se c'è tanto caos in questo mondo, è perchè le cose vengono amate e le persone usate.
Guardiamarina
maximka
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- 14/27
Gaio Sallustio, oltre 2000 anni fa scriveva:
POCHI CERCANO LA GIUSTA LIBERTA', I PIU' CERCANO BRAVI PADRONI.........
Mi sembra che questo concetto possa adattarsi a questo argomento... Book Rolling Eyes
Ammiraglio di divisione
rickyps971
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- 15/27
Io penso che si debba fare una netta distinzione tra diporto e navigazione commerciale (o militare).
Nel primo caso, la navigazione deve essere di puro piacere, il comandante ha quindi non la possibilità, ma il dovere di coinvolgere e motivare l'equipaggio, nonchè di ascoltare le esigenze di tutti e di utilizzare le proprie competenze per pianificare il viaggio, oltre che in totale sicurezza, in modo da non creare troppi disagi al gruppo.
Negli altri casi, invece, le difficoltà e le responsabilità sono ben diverse, così come il percorso professionale per arrivare al Comando.
Generalmente chi arriva a comandare una nave commerciale o militare ha competenze e capacità specifiche indiscutibili, e per queste situazioni vale l'antico detto "sopra il comandante esiste solo Dio", i problemi cominciano quando iniziano a crederci un pó troppo i Comandanti da diporto (noi) che, pur avendo comunque la responsabilità totale dell'unità, ogni tanto dimenticano il contesto in cui si trovano e lo scopo unico della navigazione effettuata.
E, in questo modo, si perdono amici ed equipaggi.
Nelle rare situazioni di pericolo, nelle quali comunque un buon comandante non dovrebbe mai arrivare a trovarsi, è invece si giusto ascoltare, ma è ancor più giusto che ci sia una sola testa a decidere; il problema è che la testa che decide non è detto sia la più giusta, perchè la patente nautica è utile ma non quanto le capacità e l'esperienza.
Se in questi casi viene a mancare l'umiltà, oltre ad amici ed equipaggio si rischia di perdere barca e vite umane...
Sempre il mare, uomo libero, amerai. (C. Baudelaire)
Capitano di Corvetta
FlyRed
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- 16/27
Ciao Pietro
Quando c'è di mezzo la sicurezza di una o più persone, ritengo che il solo "fidarsi", dare ordini o riceverli (a parte quelli militari), non sia sufficente.
Dovrebbe crearsi, a mio avviso, uno stato di simbiosi tra i due; scegliere o essere scelto come secondo come unica alternativa tanto vale, come è stato detto, far salire o salire a bordo con l'asciugamano sotto il braccio.
Si percepisce chiaramete in determinate situazioni, se si è stati scelti come secondi come estensione mentale del "primo" e quest'ultimo dovrebbe scegliersi il secondo come tale, il quale si sentirebbe lusingato ed appagato di questa "Fiducia" totale e ben contento di esserlo.
Questa idea di "equipaggio" leader, l'ho riscontrata, anche nell'azienda in cui ho lavorato per 20 anni, ma quando è venuto a mancare (per pensionamento) questo "secondo", il primo non è stato più lo stesso.
Io stesso, dopo 20 anni in una azienda, in posizione di ........esimo, ho scelto di fare il primo, un pò per gli stessi motivi di Lele, con cui condivido il suo pensiero finale.
La via del mare segna false rotte, ingannevole in mare ogni tracciato,
solo leggende perse nella notte perenne di chi un giorno mi ha cantato
donandomi però un’eterna vita ...
Contrammiraglio
CK6 (autore)
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- 17/27
Voglio ringraziare veramente tutti delle riflessioni che mi state offrendo.
Come è evidente e come ho scritto questo è un momento "delicato" nella mia vita professionale, per le scelte che sto pensando di fare e su cui sto riflettendo.

E questa esperienza nautica, forse giunta non a caso in questo momento, mi sta facendo riflettere e aiutando a decidere.

Quindi un grazie per ogni apporto che mi avete dato, per i vostri pensieri, le vostre riflessioni e le vostre esperienze personali, nautiche e non.
Le ho lette e le rileggerò con attenzione prendendone quello che mi sarà utile. Thanks
"Pietro e CK6" - King 600 - Suzuki 140 - Ellebi 1250 - ...pazzo di Gioia...
Capitano di Corvetta
frz
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- 18/27
Quoto Riki al 100%.....
e devo dire che mi suona sempre un po' strano quando abbinare il titolo di "comandante" a chi si è semplicemente comprato un guscio di 6 metri.....io lo definirei più realisticamente "armatore".
Il titolo di comandante non si compra al salone nautico.... Rolling Eyes
E chissà cosa ne pensrebbe se ci leggesse un vero comandante che magari ha impiegato una vita per reggiungere la carica che ricopre !

Saluti
Fabrizio
Capitano di Vascello
domyz1
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- 19/27
Se si parla della vita di tutti giorni quoto in pieno Lele71.Se sei come lui non puoi resistere a lungo nelle "retrovie".
Se si parla di barca e' tutt'altra cosa.Credo che esista il "comandante" solo nei casi di pericolo ovvero quando si devono prendere decisioni alquanto complicate(quelle sull'incolumita' delle persone a bordo).Se uno fa' il "comandante" solo perche' vuole decidere il da farsi durante tutta la giornata in barca ,quello a casa mia ,si chiama egoista Felice
Capitano di Vascello
yanez323
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- 20/27
frz ha scritto:
Il titolo di comandante non si compra al salone nautico.... Rolling Eyes

La differenza è tra chi "è" comandante e chi si mette a "fare" il comandante.
Con la patente c'è la presunzione giuridica che tu conosca la normativa e la tecnica di navigazione e, di conseguenza, sei abilitato al comando di imbarcazioni. Essere realmente un comandante è un'altra cosa, che va oltre le conoscenze normative e tecniche ed il possesso di titolo abilitativo.
Sailornet