[25 Aprile] La strana storia del sommergibilista Raffaello Sanzio

Ammiraglio di squadra
Yatar1963 (autore)
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Prima la battaglia di Leros, poi la storia della Brigata Maiella, quest’anno quella del sommergibilista Raffaello (o Raffaele?) Sanzio, sperando che nella solita retorica che ci propineranno oggi, rappresenti un momento di riflessione

Tra storia e leggenda: Giappone, 22 luglio 1945, base navale di Kobe
Le mitragliatrici breda ancora roventi. Urla di gioia giungevano dall’equipaggio misto italo/giapponese del sommergibile “comandante Cappellini” per quello che risulterebbe come l’abbattimento dell’ultimo bombardiere americano avvenuto nella seconda guerra mondiale.
Tra questi: il giovane motorista barese raffaello sanzio.

Ma come ci era finito lì?

Bordeaux, Francia, base Betasom, maggio del 1943: una piccola flotta di sommergibili atlantici Italiani, ceduti ai Tedeschi e riadattati a trasporti, costituita dal “Cappellini” il “Torelli” (su cui era imbarcato il nostro protagonista) e il “Giuliani”, stracarichi di materiali, salpava alla spicciolata alla volta della Malesia, che raggiunse a fine luglio dopo lunga, difficile e magistrale navigazione. A Singapore gli equipaggi vennero accolti e festeggiati in pompa magna.

L’8 settembre li sorprese quindi in condizioni operative critiche ed territorio nemico. Gli ordini provenienti dell’altro capo del mondo, “Autoaffondarsi o raggiungere porti Inglesi”, non raggiunsero le loro radio. Gli ex amici avevano comunque previsto per tempo ogni mossa, impedendo ogni azione.
Tutti gli equipaggi subirono l’immediato e durissimo internamento dei Giapponesi, che ad arte diffusero informazioni inesatte sulla situazione in Italia.

Dopo la costituzione della R.S.I., unico obbiettivo per gli equipaggi, fortemente discusso: come tornare a Bordeaux dove l’eventuale fuga sarebbe stata possibile (come avvenne per i loro colleghi in Francia o per quelli provenienti dalla base di Danzica)?
Arruolarsi quindi nella marina tedesca? Gli ufficiali in massima parte rifiutarono, a differenza della maggior parte dei marinai che accettarono e, tra questi, il nostro raffaello sanzio. Chi rifiutò subì un duro internamento, fatale per alcuni.

Ma non c’erano più le condizioni per far rientrare i tre sommergibili in Europa.
Parte dei marinai selezionati per il rientro, imbarcati su navi tedesche furono catturati dagli Americani.

Il nostro invece, assegnato per le sue mansioni tecniche sul “Cappellini”, trascorse altri 20 mesi nell’oceano Indiano e quello Pacifico come marinaio tedesco. Per lui il 25 aprile passò senza storia, ma non il 9 maggio 1945 data in cui la Germania si arrese, poichè divenne marinaio giapponese. Il 15 agosto perse la guerra per la terza volta.

Prigioniero degli Americani, gli furono poi riconosciute importanti onorificenze imperiali per il servizio svolto, mentre l’Italia gli chiese conto delle sue scelte, degradandolo e privandolo della pensione (che gli fu concessa solo 50 anni dopo, ma senza arretrati)

Legato, ma rifiutato dal suo Paese, “un Paese che tradisce i suoi figli non ha il diritto di essere amato”, oggi, acquisito il cognome della moglie giapponese, si chiama raffaello Kobayashi e vive (gli auguro, vista l’età) a Yokohama con i suoi figli.

Una storia bipartisan, credo e spero, portata alla ribalta negli anni sia da Arrigo Petacco che dal “Manifesto” e “L’Espresso”, in ricordo di tutti quei nostri nonni che, pur senza intento criminale, a 20 anni furono costretti a fare scelte che, dal loro punto di vista e in qualche modo, coniugassero esigenza di sopravvivenza e dignità personale.

Per gli appassionati, il link con la storia ufficiale e dettagliata ’43-’45 dei sommergibili
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Capitano di Vascello
yanez323
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Ho sottoposto il link proposto da Yatar ad un addetto ai lavori, già comandante di sommergibili, che l' ha trovato molto interessante e ben documentato sia sotto l'aspetto tecnico che storico, ripromettendosi di approfondire alcune vicende, che mi farà avere e che rigirerò.
Parlando poi della storia del motorista R. Sanzio, ci sono state una serie di riflessioni su quanto la storia ed il destino di migliaia di uomini in divisa, e non, sia stata sistematicamente trascurata a favore di un'iconografia storica appiattita sull'interesse del momento. Vae victis, come disse Brenno in viaggio di lavoro a Roma.
Una cosa l'ho imparata già alle scuole medie, quando ad una serie di domande mio nonno, classe 1886, rispose che per cominciare a sapere qualcosa di obbiettivo su un fatto storico sarebbero dovuti passare almeno cento anni...
Ammiraglio di divisione
red1
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La storia è la versione dei fatti di chi detiene il potere. (G. W. F. Hegel)


Questo è vero in assoluto, in tutta la storia dell'umanità.
In ogni modo non voglio passare per revisionista storico in quanto in quella che è stata l'enorme tragedia della II Guerra Mondiale, chiare furono le responsabilità dei singoli, ma aggiungerei anche delle masse, forse troppo ignoranti e disinformate per avere un sussulto o, peggio, in qualche modo conniventi e orgogliose dell'Impero e del rinnovato prestigio italico.

Vi furono storie di sincero patriottismo, al contrario, anche tra coloro, repubblichini e non, che combatterono sul fronte opposto?
Probabilmente si. Giovani poco più che ventenni, cresciuti durante il ventennio, che non potevano avere gli strumenti culturali e democratici per discernere.
Uno di questi fu probabilmente il giovane sommergibilista della bella storia riportata da Yatar, il quale perse la guerra per ben tre volte.
Non dobbiamo e non possiamo però dimenticare gli assassini e gli infami che rastrellavano, torturavano e trucidavano i loro stessi connazionali in una guerra civile senza esclusione di colpi.

Non lo so se saranno sufficienti cento anni per avere una visione obiettiva su quei fatti storici. E' certo che man mano che moriranno gli ultimi partigiani la memoria storica su quegli anni bui sarà annacquata da revisionismi e silenzi. Si è cominciato lo scorso 25 aprile, Festa della Liberazione, giorno in cui persino importanti giornali non hanno ritenuto di dover fare nemmeno un trafiletto.
Il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare.
Giovanni Verga, I Malavoglia
Ammiraglio di squadra
Yatar1963 (autore)
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red1 ha scritto:
....la memoria storica su quegli anni bui sarà annacquata da revisionismi e silenzi. Si è cominciato lo scorso 25 aprile, Festa della Liberazione, giorno in cui persino importanti giornali non hanno ritenuto di dover fare nemmeno un trafiletto.

La Storia ci potrebbe aiutare a capire, anche attraverso eventi curiosi come questo, visto che la Memoria pian piano giocoforza scompare o viene ogni volta adattata.
Molto meno utili, temo, i giornali

Se guardiamo le "masse" di ieri e quelle di oggi mi domando dov'è la differenza nonostante TV e internet e se siamo davvero in grado di non commettere gli stessi errori.
Più volte l'Europa ha rivissuto gli stessi orrori, le stesse contrapposizioni.
Basta davvero etichettare la scelta fatta da un giovane semplice e di poca cultura abbandonato all'altro capo del mondo per garantirci sicurezza?

Nessun crimine potrà mai trovare oblio o giustificazione se noi non vogliamo.
In primis la guerra, che trasforma un pacioso cittadino in un killer. O che sveglia l'Uomo Nero che è dentro di lui.

Guardare al passato serve, a condizione di avere bene a mente presente, futuro e l'apatia socio-culturale in cui spesso ricadiamo.
Almeno per quando anche noi saremo solo Storia
Ci vediamo quando ci vediamo..
Cit. Danny Ocean
Sailornet