Noi, come siamo fatti e la nostra forma di stato

Ammiraglio di squadra I.S.
bobo (autore)
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ho letto con attenzione Yanez, che altrove ha scritto quanto quoto.
yanez323 ha scritto:

ho riletto attentamente l'articolo postato dalla Capitana e continuo a pensare che da noi non ci siano le condizioni per azioni di volontà diffusa per arrivare a tanto. Ammetto di essere caratterialmente pessimista, molto pessimista e non nutrire molte speranze!
Analizzando la situazione islandese,salta subito agli occhi un particolare: sono poco più di 320.000, abitanti, lo 0,5% della popolazione italiana,un’intera nazione che può fare il paio con le province di Viterbo o Macerata.
Sono un’isola piuttosto distante dall’Europa e già la Sicilia conta circa 5.051.000 abitanti e la Sardegna, più spopolata , circa 1.675.000 abitanti. Gli Islandesi hanno una fortissima identità nazionale, tanto che in passato hanno anche dato filo da torcere agli americani per una questione di basi militari e soprattutto hanno una concezione scandinava di comunità.
Mi spiego meglio : la vita privata è sacra, quindi questione religiose, sessuali, stato di salute, opinioni ecc sono coperte dalla massima riservatezza in cui lo stato non si sogna d’entrare, quella che noi chiamiamo privacy. Per il resto, i rapporti del singolo con la comunità, lo stato, sono improntati alla massima trasparenza, il che significa che pagamento delle tasse, obbligo di scolarizzazione, adempimenti sociali possono essere tranquillamente controllati dal resto della comunità. Che non si esime dal farlo.
Anni fa fece scalpore , in Svezia, il suicidio di un cittadino erroneamente fatto passare per un evasore fiscale, a seguito della pubblicazione annuale dell’elenco dei contribuenti.
Un altro fattore di coesione è che in Islanda non ci sono divarii sociali enormi. Ci sono persone ricche, ma non ricchissime, e ci sono meno abbienti, ma non poveri . Sicuramente hanno una vita non facile tutti quanti, se non altro per questioni climatiche e per l’isolamento delle comunità più piccole.
Da quello che ho capito dall’articolo, non è stata messa in discussione l’onestà dei governanti ma la loro sprovvedutezza ,prima ,e la remissività successiva nei confronti del potere economico internazionale.
Da noi mi sembra che le cose siano un po’ diverse.
A parte il fatto che noi siamo 60.000.000, non abbiamo alcuna coesione nazionale forte, basta vedere le polemiche per i 150 anni dell’Unità d’Italia, le enormi differenze nella distribuzione della ricchezza e l’atteggiamento generalizzato di indifferenza verso la res pubblica.
Per noi la questione dei doveri verso la collettività, gli altri Italiani o lo stato (chiamiamola come ci pare, ma il concetto di fondo è lo stesso) sono solo un fatto di consorzio necessario.Tali obblighi, tra cui le tasse sono un fatto privato e soggettivo, indipendentemente dall’iniquità del sistema , tanto che per qualcuno non pagarle è un vanto e per molti solo un peccatuccio veniale. Salvo poi protestare ad alta voce, limitandosi a questo per non esporsi troppo, per l’inadeguatezza dei servizi e delle infrastrutture. A pubblicare quanto pagato da ciascuno si correrebbe il rischio di un sequestro di persona, come se l’Anonima Sarda o la banda della Magliana avessero bisogno di una certificazione dei redditi prima di rapire qualcuno.
Oggi, in caso di pubblicazione dei redditi gli unici a correre qualche formale rischio di rapimento sarebbero solo qualche bancario, dirigente d’impresa (non amministratore) , qualche dirigente pubblico e forse qualche notaio. .
Poi c’è la classe politica, una classe politica che in fondo ha partorito l’elettorato, cioè noi, confidando fideisticamente nelle promesse di questo o di quello, così come fino agli anni 90 abbiamo creduto nelle ideologie politiche, alle loro contrapposizioni, crogiolandoci nelle idee preconfezionate, all’inutile faziosità senza alcun pragmatismo.
Per esempio, da noi il “68” è arrivato con un paio d’anni di ritardo rispetto alla Francia, in compenso siamo stati capaci di portarcelo dietro per quasi quarant’anni
Ci è stato garantito un po’ di benessere generalizzato e ci siamo arroccati in difesa di questo, delegando completamente tutto il resto senza chiedere il rendiconto a chi avevamo delegato a governarci e consentendogli, con acquiescenza, di utilizzare lo stato ed i suoi apparati come prelatura personale.
Oggi anche se si portasse in piazza un milione reale di persone, il triplo degli abitanti dell’Islanda, sarebbe solo poco più dell’1,5% della popolazione. Troppo poco!
Anche per cose sicuramente importanti, ma in questo momento non di assoluta preminenza, come la la recente Marcia per la Pace di Assisi, si è assistito al triste spettacolo dei sottili distinguo tra i vari gruppi, la loro collocazione nell’ambito del corteo, la preminente voglia di visibilità degli uni rispetto agli altri.
Così è per formazioni di governo ed opposizione, oltretutto condizionati dalla gestione di interessi enormi, in cui l’interesse di parte è preminente sull’interesse collettivo il tutto condito da bizantinismi, teorie filosofiche, astrusità progettuali tutte finalizzate a mascherare i sordidi affari di pochi, atteggiandosi a salvatori della Patria.
Quello che poi mi manda in bestia è il pressappochismo generale anche a livello d’informazione, la superficialità di molti, forse troppi, nel prendere cognizione delle cose, delle proteste a vanvera, che si concludono inevitabilmente con invettive da “bar sport” e li finiscono, con una generale, passiva rassegnazione,in attesa che qualcuno altro faccia la rivoluzione, consumando un aperitivo e con il fatalismo del” ha da passà a nuttata”.
Negli anni abbiamo abbandonato, disertandoli, l’arma dei referendum, in cui si può dire sia si che no, abbiamo lasciato le piazze in mano a gente pericolosa, vedi le manifestazioni a Roma lo scorso anno contro la riforma universitaria. Quanto abbiamo abdicato all’essere cittadini con diritti e doveri?
Quanta gente è andata acriticamente dietro al pifferaio magico di turno, di qualsiasi colore, e ha scambiato la Politica, quella vera, con lo spettacolo, infiammandosi per dibattiti, forum e approfondimenti televisivi a livello de la “Corrida” , facendosi fuorviare da non problemi o puntando l’attenzione su questioni marginali, lasciando che le problematiche , quelle vere, fossero gestite nelle “segrete stanze”.
Pensa se due milioni di persone arrivassero a Roma, così alla spicciolata, e per caso si ritrovassero per caso in centro storico, tra Via del Plebiscito,il Pantheon , Corso Umberto e Piazza Fontanella Borghese.
Tutte persone tranquille, senza atteggiamenti facinorosi senza etichettature partitiche, sindacali o confessionali e si limitassero ad esporre un solo striscione del tipo “stiamo aspettando che andiate a casa” .Forse ci andrebbero tutti, senza sottili distinguo.
E pensa se la stragrande maggioranza degli Italiani, con fatti reali, facesse pervenire un messaggio del tipo “siamo Cittadini, adempiamo ai nostri doveri e pretendiamo…… “ quanti saltafossi avrebbero il coraggio di fare quello che è stato fatto fino ad oggi.
Purtroppo è solo fantascienza
Comunque, non saremo Islandesi e non lo saremo mai, ma siamo comunque un popolo con delle grandi potenzialità , forse dovremo prendere coscienza di questo e trovare in noi e solo in noi la forza di avere una Paese più giusto, capace di garantire benessere sociale alle future generazioni. Sarò anche pessimista , ma mi piace crederci e voglio crederci.

sarebbe da rileggere, per scendere con lui in tutti rivoli di pensieri che tutte le sue frasi generano.

mi limito ad uno, che è un pensiero "giuridico" , non politico come generalmente inteso
pensiero "indotto" da Yanez e dalle sue frasi, e che mi ha colpito nella sua forza.

una forma di stato differente.... il regionalismo non rappresenta bene il popolo italiano.

il popolo italiano è bravo a fare famiglia, quartiere, comune..... ma poco oltre....

ha proprio un genoma che gli permette di gestire bene (benissimo!) la res propria e anche la res visibile nel proprio immediato orizzonte
perde invece quell'efficienza quando deve gestire res oltre il proprio naso...

il "comune", inteso come entità di diritto pubblico: milano napoli fino a mortenone (che mi dice adesso google essere il più piccolo d'Italia con soli 33 abitanti!) è la forza del nostro popolo

il regionalismo in questo senso probabilmente è uno strumento di gestione della res publica che non sfrutta appieno questa peculiarità, in quanto non avvicina più di tanto la cose da gestire a chi le deve gestire.

lo stato federale (in quanto strumento che restringe l'orizzonte delle cose da gestire) forse sarebbe stato meglio

stante ovviamente il fatto che la gestione locale andrebbe poi ricondotta statalmente ad unità, come globalizzazione del resto insegna (crudelmente!)

che ne pensate?
Ammiraglio di squadra
ropanda
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bobo ha scritto:
ho letto con attenzione Yanez, che altrove ha scritto quanto quoto.

che ne pensate?


Sad a questo punto , dopo tanto, nensuno risponde, no pensa nessuno Laughing

quoto anche io...

parlando dalla regionalizazione aggiungo qualcosa.....

ho visuto 39 anni in una metropoli, impilati uno sopra l'altro, nel mio comune eravamo 5 milioni di persone, ogni volta che dovevamo votare il candidato a sindaco si faceva vedere su un pulman scoperto, tanti discorsi e promesse, una volta presa la poltrona Laughing mai visto, chi lo conosceva?.... nessuno, dove abitava?, chi lo sa? . di sicuro che ingressava con una bicicletta e usciva con un aereo.
impossibile il controllo.

invece adesso abito in un paesino , mica tanto Smile di 8500 abitanti, ci conosciamo quasi tutti, sappiamo dove abita il sindaco, come abita, che macchina ha, ecc, ecc, conosciamo tutti i consiglieri.
capita molto spesso incrociare al sindaco per la strada e cortessemente scambiarci il saluto. che bello no?

quindi il controllo del citadino è automatico, mai il sindaco potrà farsi una villa , a nascosto di noi.

perquello , NO alla eliminazione dei municipi, SI alla eliminazione delle regione, la burocrazia e la inoperanza c'è dove non c'è controllo.

che ne pensate?
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Ammiraglio di divisione
sella e lele
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ropanda non sbaglia... ma oltre le regioni devono anche sparire le provincie, che sono dei ciuccia soldi a tradimento senza far niente....

non so se posso postare degli articoli particolari sull'islanda e su una famiglia che non si mai sentita parlare ma è la più ricca del mondo, diciamo che è il burattinaio del mondo intero. sono articoli molto puzzecchianti ma apolitici, aspetto che l'adim o i mod mi autorizzano...
che il vento sia sempre in poppa!!!!!!
Capitano di Corvetta
Jampy60
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Quale forma di Stato? Sicuramente è sbagliato copiare, ogni popolo ha la propria cultura, la propria storia, la propria weltanschauung, visione di vita, il proprio clima, le proprie abitudini, certo è una grande generalizzazione, è ovvio, non tutti gli italiani sono uguali, ma probabilmente mille italiani hanno comportamenti, idee e cultura molto diversa da mille islandesi o da mille peruviani o da mille giapponesi o da mille americani e così via e meno “diversa fra loro (i mille italiani).

Ho paura quando tout court si vogliono importare, per esterofilia o convenienza, sistemi culturali, politici, legislativi da altri paesi, dove sicuramente funzionano benissimo, importarli senza una approfondita analisi dell’impatto socioculturale e politico.

Le vere innovazioni, dopo un benchmarking internazionale necessario in un mondo globalizzato, vanno poi cucite alla realtà italiana, ma non per rimanere statici ma per progredire assimilando il cambiamento, noi non siamo più gli italiani di cinquant’anni fa e fra trent’anni saremo ancora diversi, ma mai islandesi o americani o tedeschi, sempre italiani e sempre più europei.

Ed in tal senso ritengo, nell’immagine dello stato italiano, fondamentali i Comuni, il nucleo della nostra comunità, il giusto rapporto tra privato e pubblico, tra interesse personale e della comunità, una comunità vicina, vissuta, con moltissime problematiche comuni. Il Campanile è ancora nel nostro sangue.

Inutile artificio giuridico la Provincia, NON c’è assolutamente alcun dubbio! Netto non spenderei altre parole, eppure continua a “figliare”: le famose nuove provincie.

La Regione ha ancora un senso, credo che nell’amministrazione della Regione sia il massimo del federalismo oggi attuabile.

Ma federalismo Amministrativo non Politico.

Dovremmo secondo me avere ancora più netta, anche quando andiamo a votare, la differenza tra Amministrare una comunità (il Comune, la Regione) e governare politicamente una comunità (lo Stato).

Amministrare una comunità significa organizzare i servizi, la vita quotidiana, le regole di convivenza, la gestione della cosa pubblica, il tutto a beneficio della collettività del Comune o della Regione per quelle scelte che travalicano i confini territoriali del Comune e che possono trovare una migliore forma organizzativa.

governare politicamente una comunità significa dare un indirizzo politico alle scelte legislative e amministrative di uno Stato, tenerlo unito, solido, con una visione che travalica la comunità Stato e considera anche la comunità Internazionale che affronti i temi di uno Stato come Difesa, Economia, Sviluppo, Finanza, Fisco, Polizia, Giustizia ecc ecc.

Che senso può avere oggi uno Stato del Nord o delle Isole d’Italia quando le vicende e le sorti di uno stato/popolo indipendente, autonomo da sempre, quale la Grecia, stanno avendo ripercussioni forti su tutta l’Europa, che senso ha “creazioni” di stati e popoli in una ottica di protezionismo che va contro la storia di una globlalizzazione sempre più spinta.

Solo il riconoscimento di un popolo oppresso da un invasore, la liberazione di un territorio occupato ha oggi senso, e, scusatemi, ma io in Italia non ne vedo!

Pretendiamo invece da chi scegliamo per governarci di amministrare bene la piccola comunità dove quotidianamente viviamo (Comune e Regione) e di prendere scelte politiche economiche che garantiscano la vita dello Stato nella comunità internazionale di cui volenti o nolenti facciamo parte.
Capitano di Corvetta
Lampedusano
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- Ultima modifica di Lampedusano il 07/10/11 14:27, modificato 1 volta in totale
Jampy60 ha scritto:
........Pretendiamo invece da chi scegliamo per governarci di amministrare bene la piccola comunità dove quotidianamente viviamo (Comune e Regione) e di prendere scelte politiche economiche che garantiscano la vita dello Stato nella comunità internazionale di cui volenti o nolenti facciamo parte.


Si leggono nel tuo discorso completo delle risposte al mio quesito, ma voglio rafforzarlo e renderlo di lettura molto più povera o forse non volevi dire questo..???

Stabiliamo prima se siamo tutti Italiani con gli stessi diritti e doveri, oppure se Italiani di seria "A", "B", "C", ecc... tutti i nostri eletti di Roma,(Deputati e Senatori, ministri e presidenti) hanno un solo compito-dovere anche se si identificano con nomi di partiti diversi, della buona conduzione di tutto lo stato ITALIANO, e non di una sola regione o comune,tutto il resto della polverizzazzione dovrebbe servire a migliorare la gestione dello stato con un solo principio, sono Italiano ma nato in Sicilia, sono Italiano ma nato in Lombardia, sono Italiano ma nato in Campania, ma l'interesse deve essere comune, non a legiferare in proprio solo per un interesse di parte, invece mentre in Italia del nord le autostrade si cerca di prevedere la 5° corsia la Salerno Reggio Calabria è ancora una mulattiera.....................come si può pensare che questo stato non abbia figli e figliastri......?????????

Secondo Me lo stato deve dare le direttive uguali per tutte e gli enti locali devono far si che ogni Italiano sia uguale all'altro sia come diritti che come doveri

Il discorso lo vedo molto più complesso di quello che sembra, sicuramente anche più lungo.

Tutta l'Italia deve essere amministrata bene, questa deve essere la pretesa all'unisono
Contrammiraglio
fabiox
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Quando penso allo Stato,purtroppo,non nascono in me buoni sentimenti,Stato nazionale o apparati periferici che siano,non vedo istituzioni amiche.
E la cosa è grave,ma tanto grave,se come suppongo non sono il solo a subire questo effetto,e neanche una minoranza,e forse nemmeno una stretta maggioranza.
Beati Islandesi,grande fortuna poter nutrire stima e fiducia in chi ci amministra,provo una sana invidia,ma non credo che sia solo una questione di numeri che rende possibile la magia della buona amministrazione,quindi ho utopistica fiducia,se mai possa esistere,che anche in questo nostro ancora Belpaese si possa ottenere un amministrazione degna.
Degna!
Considerate degni di amministrarci i politici attuali?Sono degni di rappresentarci in Europa e nel mondo?Cosa li rende degni?Basta il solo fatto di essere stati eletti?
Eletti!!
Oggi più che mai questo termine ha una forte valenza,perchè i pupilli dell'urna vanno diritti all'Olimpo del potere;fama,ricchezza e nepotismo sono il punto di arrivo,mentre,sarete in accordo un po tutti,la famosa poltrona dovrebbe essere il punto di partenza per ricambiare la fiducia concessa dall'elettorato e per dar sfogo alla voglia di fare bene per tutti che dovrebbe animare chi sceglie la politica come occupazione.
Se questi presupposti son veri,come guardare a un simile Stato con fiducia e benevolenza?Come affidarli i miei soldi visto l'uso che se ne fa?Come affidarli la mia tutela nel momento del bisogno?Si apre un circolo vizioso che ci trascina sempre più giù,nel caos,nella rabbia di chi subisce di più e nella paura di chi più ha da perdere,e quindi?
Quindi se gli Italiani volessero farlo,avrebbero solo una strada per essere un po Islandesi,buttare tutto alle ortiche e ricostruire una politica diversa,molto diversa,che sia amica del popolo elettore,degna e fiera.
Ma la colpa di questo stato di cose è comunque nostra,ma non perchè non siamo un bon popolo,solo che ci siamo lasciati prendere la mano dal susseguirsi degli eventi,noi siamo un po così,stiamo a guardare,e abbiamo tanta,troppa pazienza.
TUTTO VAL LA PENA D'ESSERE IMPARATO
Ammiraglio di squadra
roland
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(OT) meraviglioso thread, soprattutto per la forma nel quale e' redatto. E' bello e potente, l'uso della lingua italiana, per coloro che ne sanno far tesoro. (fine OT)
mi ritiro e leggo deliziato.
Non ci sono rose sulla tomba del marinaio. Non ci sono gigli sulle onde. Quello che al marinaio spetta e' il battito d'ala del gabbiano ed il pianto dell'amata.
Capitano di Corvetta
Jampy60
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Jampy60 ha scritto:
governare politicamente una comunità significa dare un indirizzo politico alle scelte legislative e amministrative di uno Stato, tenerlo unito, solido, con una visione che travalica la comunità Stato e considera anche la comunità Internazionale che affronti i temi di uno Stato come Difesa, Economia, Sviluppo, Finanza, Fisco, Polizia, Giustizia ecc ecc.

condivido il lampedusano: aggiungiamo oltre a solido: "che garantisca l'eguaglianza tra i suoi cittadini"
Contrammiraglio
gommoa
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Una soluzione? Federalismo, non italiano ma europeo.
Stati attuali=a future regioni.
Un esercito solo.
Una moneta unica vera.
Un unico ministro degli esteri.
Un solo e unico parlamento europeo che decide davvero e non i Capi di Stato che decidono per tutti.
Sennò decidono tutto i signori del Fondo Monetario: ma quando arrivano con la valigetta nera, ormai è troppo tardi.

I Comuni? perlopiù inefficienti, senza un euro da investire e con problemi enormi di erogazione di servizi elementari. Un pò peggio delle Regioni. No, credo che ci vogliano nuove ideee nuove forme di organizzazione.
È importante l'amore, ma anche il colesterolo. (W. Allen)
Capitano di Corvetta
Jampy60
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gommoa ha scritto:
Una soluzione? Federalismo, non italiano ma europeo.


Gli Stati Uniti d'Europa, un sogno forse diventato già vecchio! datemi qualche ora o poco più, ho tra le mani un libro (Università di mia figlia) "Potere e contropotere nell'età globale" di Ulrich Beck che mi sta facendo riflettere sul tema della globalizzazione e cosmopolitismo e per riflesso incondizionato ho pensato a Steve Jobs, al "nessun luogo" di internet (località: nessuna o mondo), ai social networks che hanno acceso e alimentato le rivoluzioni dei paesi africani (vedi i nobel della pace assegnati oggi), forse l'ottica Stato e Potere sta cambiando .....
Sailornet